
La perenne ricerca di un modo per riempire il vuoto che ci divora, in cui ci dibattiamo, rende davvero difficile credere che si possa superare la paura e che questo produca effetti così sorprendenti come trasformare l’egoismo in amore di sé e l’auto-manipolazione in rispetto per sé stessi.
Probabilmente non ci rendiamo neanche conto che si tratta di paura, né di mancanza di amore e di rispetto per sé. Molto più facilmente sappiamo solo di avere la necessità di eliminare il senso di vuoto che percepiamo.
Se invece ci soffermiamo a guardare più attentamente come siamo stati fino ad ora?
Quanti anni, quanta vita passata con un buco al centro.
Tempo guardato scorrere cercando disperatamente di riempire quel vuoto, sentendo quel pressante bisogno di … cosa?
Corrispondenza, approvazione, stima, libertà, integrazione, affetto, calore, rispetto, appoggio, comprensione, supporto, condivisione, riconoscimento, fiducia … di qualunque cosa si sia tratto è stato fallimentare.
Non perché sia scorretto volersi sentire corrisposti, approvati, stimati, liberi ecc, ma perché la ricerca è stata fatta nel posto sbagliato!
Si è puntato sul “cavallo sbagliato” e non una, non due, ma mille volte!
L’unica persona che ti può dare ciò che cerchi è proprio quella che non hai mai interpellato, a cui non hai dato modo di esprimersi e di agire per quel che è, e che quindi non te lo ha mai potuto dimostrare. Quella persona l’hai sempre solo “manipolata” per il tuo scopo.
E così lo scopo –trovare persone che riempissero il nostro vuoto– con il quale ci siamo aggirati nella vita, ci ha fregati.
Sì, perché in suo nome ci siamo modellati, adattati, mistificati, snaturati, del resto lo dice il detto: “per niente non si ottiene niente” e certi di questo, ci siamo convinti al punto da credere di essere ciò che siamo diventati. (Se vuoi approfondire in questo articolo sulla difficoltà del cambiamento troverai altri spunti in merito.) Ecco perché parlo del “grande manipolatore”.
A causa del bisogno di integrazione l’individuo comincia così a deformarsi e a manipolare la propria psiche e il proprio corpo per renderli il più possibile adeguati alle aspettative.
J.Tolja-F.Speciani
E il risultato di questa subdola e continua manipolazione è stato soddisfacente?
Perché, se lo è stato, allora siamo tutti a posto, ma capiamoci bene su cosa intendo per soddisfacente:
- sensazione di vuoto sparita per sempre,
- appagamento indipendente da tutto e da tutti perenne,
- felicità pressoché costante nonostante gli eventi.
Esagero, eh?
No, no, non esagero per niente.
Se non ci sono questi requisiti il risultato, mi spiace, ma non l’hai ottenuto.
Quindi riprendiamo da dove avevamo lasciato, cioè dal “cavallo sbagliato” (inteso come: dove andiamo a cercare per riempire il vuoto) e dallo scopo ( inteso come: riempire il vuoto).
E se invertiamo completamente il processo?
Non più adattarci per avere in cambio ciò che ci serve per stare bene, ma “essere” senza uno scopo se non quello di manifestarsi per quel che si è, in antitesi a:
- essere per calzare con una data situazione,
- essere per evitare un litigio o un imbarazzo,
- essere per far sentire a proprio agio qualcun altro e per questo essere apprezzati e quindi accettati,
- essere per far valere a tutti i costi la nostra opinione, far capire agli altri cosa è giusto e che noi siamo giusti.
Ecco cosa accade:
Da qui in poi ciò che si verifica in seguito al fatto che noi “siamo quel che siamo” non è più affar nostro.
E diventa chiaro che:
- non è una nostra preoccupazione,
- non fa male a nessuno,
- non siamo in debito con nessuno,
- possiamo semplicemente “essere” e lasciamo a nostra volta che anche gli altri semplicemente “siano”,
- non ci aspettiamo che gli altri siano come noi vorremmo,
- non ci offendiamo se gli altri non ci corrispondono (certo constatiamo come si comportano e a seguito di questo esercitiamo la nostra piena libertà di avere a che fare con loro oppure no),
- nessuno forza nessuno ad essere differente.
Teoricamente perfetto, ma praticamente?
- Quando si entra in questa modalità di sublime libertà e amore per sé stessi?
- Quando si decide di liberare anche gli altri e si permette loro di essere quel che sono?
- Quando si rinuncia spontaneamente all’armamentario di “trucco e parrucco” che ci rende apparentemente così facile essere benvoluti e amati o ci spiana la strada a esternare a qualunque costo il nostro disappunto su tutto e su tutti?
Ma soprattutto, come si fa?
Come si entra in tale modalità di sublime libertà e amore di sé?
Riconoscere la paura che “ci fodera gli occhi di prosciutto” è la condizio sine qua non, cioè il fondamento del processo di riscatto dalla auto-manipolazione, del processo di liberazione.
Essere coscienti e accettare che quella paura esiste, smettere di recriminare e negare.
Guardarla in faccia e resistere al suo ergersi terrificante di fronte a noi per ridurci di nuovo in suo potere.
È un passaggio alla Davide e Golia, dove accorgersi del proprio valore, di quello che si è, guardarsi davvero, fa svanire tutta la paura, così come il pensiero che il Dio di Israele, di cui Davide aveva avuto l’appoggio nelle sue piccole faccende quotidiane, allo stesso modo lo avrebbe appoggiato ora in questa battaglia, la fa svanire in lui.
Accorgersi del proprio valore è il punto 0.
Rendersi conto che questo nostro valore non viene in alcun modo intaccato dal parere altrui è il punto 1.
Decidere di sperimentare per la prima volta ciò che siamo indipendentemente da uno scopo ( essere accettati o avere ragione che sia) è il punto 2.
Esaminare il risultato godendo ciò che abbiamo mantenuto di noi stessi e non facendoci coinvolgere da quello che può sembrare che “abbiamo perso” per non aver perseguito lo scopo nel solito modo è il punto 3.
Lavorare incessantemente sulla paura che ci spinge all’auto-manipolazione per renderci “adatti” o “diversi” è il punto 4.
Di che paura si tratta?
La peggiore, quella di scomparire.
L’equivalente di morire per il fisico è lo scomparire per la mente. Lei, la tua mente, farà qualsiasi cosa pur di non correre quel rischio, ti farà fare di tutto, ti farà sembrare logico e conveniente qualsiasi atteggiamento, scelta o compromesso pur di garantirsi la certezza di continuare a esistere.
Di contro, se non ci lasciamo sopraffare da questa paura questo è ciò che otteniamo: non sentiamo alcuna mancanza se gli altri non ci approvano o non ci sostengono o non ci accettano e neppure se pensiamo che sbaglino nel fare quel che fanno, perché noi siamo tutti interi e non abbiamo bisogno che qualcuno completi la nostra sensazione di esistenza.
Il grande valore aggiunto è anche che ci si sceglie davvero solo per ciò che si è e non ci sono sorprese, non ci sono delusioni, perché non ci sono aspettative. Non compare mai all’orizzonte della nostra coscienza la pretesa che lui o lei debbano cambiare qualcosa per diventare ciò che a noi serve –perchè non ci serve nulla– e non ci viene mai e poi mai richiesto di cambiare una parte di noi per far funzionare una relazione che sia sentimentale, d’amicizia o famigliare.
E inaliamo libertà perfetta.
E quella stessa libertà ci permette di guardarci e di vederci per quello che siamo realmente, esseri completi, perfetti, degni d’amore e di rispetto, che noi amiamo e rispettiamo.
Questo instaura un circolo virtuoso all’interno del quale, ruotando a sempre maggior velocità, allontaniamo sempre di più la paura per naturale forza centrifuga.
Quel che resta siamo noi e noi soltanto. Completi.
Questo è il più grande atto d’amore di cui possiamo onorarci. È un amore privo di scopo, cioè incondizionato, che riempie quel vuoto mille e mille volte più e meglio di qualsiasi goffo e pallido tentativo fatto da noi per mano d’altri. E ne siamo talmente ricolmi che lo irradiamo fuori di noi spontaneamente.
Una esperta di questo amore incondizionato è senz’altro Anita Moorjani che lo ha sperimentato in modo molto più che diretto attraverso la sua incredibile esperienza di premorte e lascio volentieri alle sue parole la descrizione:
“Quando ero nello stato di premorte è diventato tutto molto chiaro perché ho capito che essere me è essere amore. Questa è la lezione che ha salvato la mia vita. Molti di noi continuano a credere che bisogna sforzarsi di amare, ma ciò significa vivere nella dualità perché c’è chi dà e chi riceve. Comprendere che siamo amore trascende tutto questo. Significa capire che non c’è separazione tra te e me e se sono consapevole di essere amore allora so che anche tu lo sei, se mi prendo cura di me allora faccio automaticamente lo stesso per te.
Nello stato di premorte mi sono resa conto che l’intero universo è composto da amore incondizionato e che io ne sono una espressione … Non posso essere nient’altro perché questa è la mia essenza e la natura dell’universo.
Persino le cose che sembrano negative sono parte dello spettro d’amore infinito e incondizionato. Infatti l’energia vitale è amore e io sono fatta di quest’energia! Rendermene conto mi ha fatto capire che non devo cercare di diventare qualcun altro per avere valore. Sono già tutto quello che posso realizzare.
Allo stesso modo, quando sappiamo di essere amore non abbiamo bisogno di darci da fare per essere amorevoli nei confronti degli altri. Piuttosto dobbiamo solo essere fedeli ai nostri principi e diventare così strumenti dell’energia d’amore, che tocca tutti coloro con cui entra in contatto.
Essere amore significa anche avere la consapevolezza dell’importanza di arricchire la propria anima, di prendersi cura dei propri bisogni e di non mettersi sempre all’ultimo posto. Ciò mi consente di essere sempre fedele a me stessa di trattarmi con rispetto e gentilezza. Mi permette di considerare senza giudizio ciò che potrebbe essere interpretato come imperfezione ed errore, vedendo solo occasioni per apprendere e di fare esperienza all’insegna dell’amore incondizionato …
… Quando sono amore non vengo prosciugata e non ho bisogno che le persone si comportino in un certo modo per sentirmi amata o per condividere la mia grandezza con loro. Ricevono automaticamente il mio amore per il solo fatto che io sono me stessa e quando non mi giudico non giudico neanche gli altri …
… Quando smetto di essere il mio peggior nemico e inizio ad amarmi di più automaticamente ho sempre meno contrasti col mondo circostante. Divento più tollerante e accogliente.
Quando siamo tutti consapevoli della nostra perfezione non sentiamo il bisogno di controllare gli altri e non permettiamo a nessuno di farlo …
… Rendermi conto che sono amore è stata la lezione più importante che ho appreso e mi ha permesso di lasciare andare tutte le paure: è stata la chiave che mi ha salvato la vita.”
Lasciar andare la paura di manifestarti è la chiave e solo se sei consapevole di essere amore e ti ami puoi farlo.
Lo dice Anita e lo confermo anche io che ho combattuto con la mia paura e vinto, prima di venire qui a raccontarlo. Tutto questo è in fondo a qualsiasi cammino, a qualsiasi esperienza la vita ci abbia posto davanti, non fa differrenza che sia salute o malattia, matrimonio o separazione, fallimento professionale o successo, lutto o nascita e così via.
Quando arrivi lì sei libero, la “manipolazione” non funziona più. Sei in pace e sei intero.
Accedere all’amore di sé è il viaggio trasformativo dell’anima che incontra sé stessa e rimane estasiata.
Per capire cosa significa entrare in questa parte magnifica di te, ti consiglio di ascoltare il mirabile intervento sull’amore della dottoressa Erica Poli al Beautiful day 2017
Quando iniziamo a parlare questo linguaggio non siamo più soli, non abbiamo più bisogno, semplicemente siamo.
Se sei interessato a sapere come posso aiutarti in questo splendido viaggio verso te stesso, contattami, sarò lietissima di offrirti una sessione gratuita per rispondere a qualsiasi tua domanda.
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