
Ti sei mai chiesto cosa sia e da dove venga ciò che nonostante il disagio che provi, ti impedisce di scegliere fino in fondo di fare qualcosa di buono per te? Da dove viene questa paura di scegliere? Sì, perché checché tu ne dica, di paura si tratta ed è tutta da capire se la vuoi eliminare.
Intendo qualcosa che in fondo in fondo ti trattiene dall’abbracciare completamente la tua scelta, con il risultato di restare ben ben impantanato dove sei sempre stato a girare a vuoto, mantenendo presente e viva la tua sofferenza, ovviamente!
Quel “qualcosa” o quella paura, come l’ho denominata, ha vari aspetti, uno senz’altro è che tu ci credi.
Primo aspetto
Credi a quello che ti dici, anche se professi il contrario, credi di essere quello che dici di non volere essere e te lo riconfermi in “pensieri, parole, opere e omissioni” … infatti lo dici: “io sono fatto/a così”.
“Io sono fatto/a così” è la convinzione apparentemente più naturale del mondo, ma dietro di essa si nasconde l’inaccessibilità totale al cambiamento.
Anche perché l’idea di andare a toccare quello che noi crediamo di essere, è la cosa che più temiamo.
Ed ecco in che senso questo aspetto è legato alla paura:
ne va della nostra identità e quindi il primo pensiero è “non ci penso neanche”!
Ahhh le convinzioni … che brutta gatta da pelare!
Trattandosi di convinzioni, cioè di ciò che tu credi vero, si tratta di assumere un atteggiamento diverso in partenza e cioè di “verificare” invece di prendere per buono il ragionamento in modo del tutto acritico.
Sappi che le convinzioni sono il modo in cui noi vediamo il mondo. Ne abbiamo a bizzeffe su qualsiasi cosa o argomento, sono la nostra verità.
Peccato che non tutte siano tali da agevolare il nostro processo evolutivo, ma che anzi, talvolta vadano proprio in direzione opposta.
Secondo aspetto
Ma continuiamo a esaminare quello con cui ti trovi a lottare quando si tratta di decidere di scegliere.
Una delle molle più potenti che hai per muoverti dal punto in cui ti trovi e per accogliere davvero il cambiamento nonostante ti possa spaventare, è permetterti francamente di vedere il danno che subisci nel restare dove sei.
La nostra testa è molto brava a evitare accuratamente lo spietato confronto con il male che ci facciamo e questa arma serve proprio a mantenere tutto così com’è indefinitamente.
Nulla determina chi diventeremo come quelle cose che scegliamo di ignorare.
Sandor McNab
Il danno deriva da ciò a cui ti tocca rinunciare restando dove sei o da qualcosa di cui non puoi liberarti.
Tra le strategie più utilizzate, oltre all’evitamento vero e proprio, abbiamo la negazione e la minimizzazione.
Si tratta in ogni caso di modi con i quali ci dipingiamo la realtà così da convincerci che uscire dalla situazione in cui siamo, non sia poi così necessario poiché non se ne fanno emergere completamente gli aspetti negativi e le loro ripercussioni sul nostro benessere.
Dietro questo modo di porci c’è la paura di perdere più di ciò che c’è da guadagnare e il fatto che a quella paura ci si crede davvero, come dicevamo prima.
Possano le tue scelte riflettere le tue speranze, non le tue paure.
Nelson Mandela
Ad esempio, chi non conosce qualcuno che resta in una relazione nella quale si è ormai esaurita qualsiasi fiamma, per non perdere la certezza della routine o evitare il confronto con la solitudine?
A chi è sconosciuta la logica del resistere in un luogo di lavoro in cui non si hanno soddisfazioni o peggio non si è apprezzati, per paura di perdere la sicurezza economica?
Come si dice “la paura fa 90” … e se la supportiamo, dipingendo la situazione come “tutto sommato sopportabile”, ecco che non muoversi diventa plausibile.
Quindi le convinzioni rispetto alla realtà si vanno a sommare alle strategie di evitamento, minimizzazione e negazione e la questione è chiusa.
E come si suol dire … “si butta via la chiave” che in questo caso è quella della nostra libertà, del nostro benessere, della nostra soddisfazione … più che una sola chiave direi che si butta tutto il mazzo!
Terzo aspetto
Il particolare che passa inosservato in questo modo è che così, anche il tuo dolore resta vivo e vegeto a tempo indeterminato.
Smettere di raccontarti “balle” e ammettere il danno enorme e costante che ti obblighi a subire, sortisce l’effetto di una bella doccia gelata per uno sbronzo, cioè ti fa tornare lucido in pochi attimi.
La SCELTA come sempre è solo tua … porre attenzione totale al danno che ti procuri (o che lasci che ti procurino, che è poi la stessa cosa) è il modo più diretto per trovare la forza di uscire dalla situazione stagnante in cui ti racconti di “non stare poi così male”.
C’è sempre una scelta giusta e una scelta sbagliata, e la scelta sbagliata sembra sempre la più ragionevole.
George Augustus Moore
Quando ascolti e osservi il tuo dolore per quello che è e ti permetti di guardare come dilania la tua vita, allora le decisioni, arrivano più velocemente, spinte dalle emozioni che tale vista ti procurano.
La si potrebbe definire una SCELTA di onestà e di coraggio e in fondo di amore per te stesso/a.
Ora si tratta di capire quanto pensi di aspettare prima di buttarti sotto quella doccia per tornare a vederci chiaro.
“Ma di che parli?!” Mi dirai tu.
Parlo del permettersi di provare il proprio dolore, altra cosa che fa paurissima!
Parlo del dolore sacrosanto che emerge dal profondo di noi stessi quando ci accorgiamo di “esserci fatti del male a fin di bene” (a fin di bene perché spesso, fino a un certo punto, crediamo davvero che le nostre scelte siano le migliori possibili).
Infatti, nel processo di cambiamento c’è un momento in cui inesorabilmente si arriva faccia a faccia con le scelte o le NON scelte che abbiamo fatto e con le loro conseguenze su di noi e quello è un momento cruciale.
Quello è il momento in cui possiamo scegliere di accogliere il nostro dolore o di negarlo e da ciò che sceglieremo di fare dipenderà l’esito della nostra battaglia.
Accogliere il proprio dolore significa fare il primo passo per invertire la rotta e iniziare a fare qualcosa di buono per noi stessi poiché sarà quel dolore a gridare i nostri veri bisogni e a permetterci di ascoltare.
Se decideremo di negarlo invece sarà un altro colpo a salve, non ci sarà nulla per cui valga la pena di smantellare gli antichi usi e addio cambiamento, addio obiettivi, addio libertà.
Esatto, per liberarsi è necessario passare attraverso il dolore della consapevolezza.
Vi sono momenti in cui ci si trova nella necessità di scegliere fra il vivere la propria vita piena, intera, completa, o trascinare una falsa, vergognosa, degradante esistenza quale il mondo, nella sua grande ipocrisia, gli domanda.
Oscar Wilde
Quarto aspetto
E poi c’è che osiamo solo timidamente desiderare e che continuiamo a dipingerci quel desiderio come impossibile o troppo incerto, così che non assuma la forza di spingerci ad agire.
Anche qui è chiaro come le nostre convinzioni la facciano da padrone nello spostare l’ago della bilancia, tuttavia non tutto è perduto, c’è qualcosa che si può fare.
Darci la possibilità di guardare davvero e soprattutto di sentire col cuore come staremmo se solo … quel desiderio, quella voce che ci urla dentro, avessero modo di farsi davvero ascoltare.
Dare spessore e “sapore” al guadagno è quel che si può definire la “benzina del cambiamento”.
Dopo aver capito … ora si tratta di eliminare
Le emozioni in tutto questo giocano un ruolo importantissimo, non per niente se guardiamo l’origine della parola, troviamo che deriva dal latino: e fuori moveo muovo, agito.
Diventa quindi indispensabile imparare a sentire e poi ascoltare le proprie emozioni proprio allo scopo di trovare lo spunto per muoversi verso sé stessi e il proprio bene; e il mio ruolo è quello di accompagnare in questo viaggio di ascolto le persone fino al raggiungimento della loro meta.
Questa è una parte del lavoro che faccio con chi si rivolge a me: trasformare i timidi e sparuti desideri in obiettivi, concreti, raggiungibili, sotto il controllo e la responsabilità del mio cliente, ecologici per lui e per chi gli è intorno facendo sì che siano le sue emozioni ad indicargli la via.
E con le convinzioni come la mettiamo?
La buona notizia è che le convinzioni si possono ristrutturare e anche questa è una parte del lavoro che fa chi decide di affrontare con me la propria situazione per riuscire a scegliere ciò che è meglio per sé, affrontando tutte le resistenze palesi ed occulte che da esse derivano.
Se vuoi conoscere la loro opinione in merito a tale lavoro, puoi leggere le loro testimonianze qui.