
È abbastanza chiaro che per decidere di mettere mano al cambiamento, di scomodarci, abbiamo bisogno di un buon motivo. Questa “regola”vale sia se ci stiamo confrontando con la malattia e puntiamo alla guarigione, sia che ci ritroviamo “semplicemente” incastrati in una vita che non ci soddisfa e ci fa soffrire. Quindi dopo tanto parlare di cambiamento, dopo aver già sviscerato gli ostacoli al cambiamento in un precedente articolo, oggi mi soffermo sulla leva del cambiamento, la motivazione appunto.
Del resto è facile dedurre che coloro che vediamo fare quelle che a noi sembrano fatiche immense, un buon motivo ce lo debbano avere!
Cerchiamo allora di capire un po’ meglio …
Cosa si intende per motivazione?
“l’espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione.”
Teniamo inoltre presente che la motivazione, non solo guida la nostra propensione al cambiamento, ma si coniuga profondamente con i nostri valori e quindi con ciò che giudichiamo giusto o sbagliato.
Volendo poi scendere nel concreto, è necessario sapere che si possono fare le stesse cose, ma per motivazioni differenti, infatti il punto è: “perché fai quel che fai?”
Alcuni degli infiniti esempi pratici di differenti “perché” sono qui:
- Decidere di fare un investimento finanziario per lasciare qualcosa ai propri figli oppure perché è un’occasione per ottenere un vantaggio economico in tempi giudicati idonei.
- Scegliere il ristorante per l’atmosfera e l’esperienza che ci fa vivere o per il rapporto qualità prezzo.
- Acquistare una Ferrari per lo status che l’auto ci fa attribuire o perché lo si ritiene un buon investimento.
- Lavorare nell’azienda paterna per custodire la tradizione o perché lo riteniamo un ambiente armonioso con ottime relazioni umane.
- Leggere un articolo sulla tecnologia di depurazione per conoscere le ultime innovazioni nel settore o perché ci si occupa della salute della propria famiglia.
- Mantenere la proprietà di un immobile per dare alloggio ad una associazione onlus con pochi mezzi o per le sue caratteristiche uniche di prestigio.
- Prestare opera pro-bono presso un professionista per aiutare chi è nel bisogno oppure per effettuare più velocemente le ore di pratica necessarie per accedere alla propria qualifica professionale.
- Specializzarsi in un argomento per sviscerarne ogni aspetto o per ottenere una posizione prestigiosa di esperto del ramo.
Scorrendo questi esempi è facile accorgersi di quale siano le nostre motivazioni perché se ci ascoltiamo attentamente mentre leggiamo, ci accorgeremo che stiamo giudicando ognuna di queste scelte buona o cattiva, meritevole o meschina o inutile.
La nostra difficoltà verso il “mondo esterno”, cioè ad interagire con certe persone, deriva proprio da questo, dal non avere in comune la motivazione per la quale si fanno le scelte (da qui anche la fine di molte relazioni).
La nostra difficoltà verso il “mondo interno”, cioè ad essere soddisfatti della nostra vita, discende invece da quanto ciò che facciamo è mosso da motivazioni che sentiamo nostre o che ci siamo imposti.
Infatti tanto più si è allineati con le proprie motivazioni tanto più si trae soddisfazione da ciò che si fa.
Se al contrario, si agisce seguendo motivazioni che abbiamo assorbito da altri, ma che non ci appartengono profondamente, prima o poi l’insoddisfazione farà capolino … perché in qualche modo sentiremo che quella “non è roba nostra”, non ci interessa, non ci riempie l’esistenza, non ci fa felici, non ci da il senso.
Ma allora come si può fare per chiarirsi le idee sulle proprie e le altrui motivazioni?
Insomma, tu sai qual è la tua motivazione? In altre parole, sai perché fai ciò che fai o perché lo vuoi fare?
Il discorso è piuttosto articolato e non è possibile entrare nei dettagli in questa sede, ma ci sono parole o frasi che possono aiutarci a capire quale sia la motivazione che ci anima, il motore che ci spinge, vediamole insieme:
- completare, ordine, tradizione, stabilità, precisione,
- aiuto, collaborazione, contribuire, condivisione, lealtà,
- armonia, benessere, bello, relazione, divertimento,
- unicità, prestigio, ruolo, affermazione, potere,
- vantaggio, concretezza, praticità, misurare, miglioramento,
- imparare, sapere, conoscere, informarsi, innovazione.
Quali sono gli ambiti in cui ti rispecchi maggiormente?
Riesci a ricollegare gli insiemi di parole a te più congeniali con gli esempi di prima che più condividevi?
Noti che ci siano alcune di queste scelte per le quali non provi alcun interesse o addirittura avversione?
Altra cosa da tenere presente è che questa “affinità” con certi temi è un po’ come un paio di occhiali che noi indossiamo continuamente e con i quali giudichiamo la realtà. Spesso il conflitto, interno o esterno che sia, nasce proprio dalla diversa tipologia di lenti con le quali si guarda il mondo.
Confesso che una parte di questa riflessione sulle motivazioni è nata da una domanda che una mia amica mi ha fatto al termine di un messaggio vocale su whatsapp:
“E tu? Cosa ti fa scendere dal letto ogni mattina?”
Un po’ quello che chiede Will Smith, in questa clip del bellissimo Collateral Beauty; lui, come pubblicitario, nel film da la sua risposta, voi leggendo date la vostra e io ho dato la mia.
Ascoltando quel messaggio infatti io ho sorriso, e ho pensato che a farmi scendere è l’entusiasmo per quello che faccio, per il mio progetto, per il desiderio di poter condividere ciò che ho scoperto attraverso la mia esperienza personale di malattia e guarigione, per questo accetto la fatica e l’impegno necessari, perché per me si tratta di fatica buona.
Ho anche pensato a come avrei risposto a questa domanda qualche anno fa, quando navigavo in tutt’altre acque e cioè avrei detto che “scendevo dal letto perché dovevo scendere, la vita era andata così e amen”, e ho capito ancora di più l’importanza di essere allineati con le proprie motivazioni, che equivale invece a “essere in contatto con se stessi”, come sempre Will Smith spiega benissimo nella Leggenda di Bagger Vance “per cercare quel posto in cui tutto quel che è diventa uno.”
Se vogliamo fermarci ad analizzare da dove ci derivino determinate motivazioni possiamo anche farlo, scopriremo che le motivazioni dipendono dalla soddisfazioni di nostri bisogni e che quei bisogni dipendono dalle nostre esperienze precoci, ma se vogliamo rimanere nel “qui e ora” e orientarci al futuro, cioè:
- capire come le motivazioni ci possono aiutare a effettuare i cambiamenti che tanto ci stanno a cuore,
- cosa dobbiamo lasciare per toglierci dall’insoddisfazione,
è necessario che sfruttiamo quel che abbiamo -in questo caso la nostra motivazione- quindi come prevede il coaching, prima la consapevolezza e subito dopo, ben orchestrata, l’azione.
Qual è il miglior strumento per sfruttare la motivazione come leva al cambiamento?
Il coaching è senz’altro la metodologia di sviluppo personale più efficace in questo senso perché è orientata al risultato e parte proprio dalle risorse interne e dalle motivazioni della persona, cioè da ciò che ho già a disposizione fin da subito con cui muovermi verso ciò che voglio.
Gli ambiti di applicazione sono molteplici, personalmente applicarlo in modo integrato (corpo-mente-anima) per il raggiungimento del benessere psico-fisico derivante dal superamento della paura, proprio di ciò che più temiamo, come la malattia e/o il cambiamento, lo rende ai miei occhi irresistibile oltre che un’arma potentissima di cui disponiamo.
Il commento a questo punto potrebbe essere: “ok, tutto il discorso sulla motivazione e il cambiamento ci può stare, ma …
… quando si parla di paura legata alla salute a cosa mi attacco? A cosa mi serve la motivazione?”
La motivazione serve più che mai, perché è il motore della nostra esistenza, non per niente quando si esaminano le guarigioni cosiddette “inspiegabili” uno dei fattori comuni che si rileva è la forte motivazione a vivere: lo scopo.
Quindi indagare sulla propria motivazione e su quanto fino ad ora sia stata soddisfatta non è un semplice esercizio di stile, ma una necessità impellente per orientare gli eventi e supportare la cura e la guarigione.
Ancora una volta mi ritrovo a dire che tutto parte da dentro di noi e che solo noi abbiamo il potere di muovere la “macchina”.
Per sperimentazione diretta posso raccontarlo: più mi sono addentrata nell’esperienza di malattia-cura e guarigione più la questione delle motivazioni è divenuta impellente. Più la posta si è alzata più sono diventata intollerante a tutto ciò che non mi apparteneva davvero, non riuscivo a starci dentro, a “farmelo andare bene” e questo può spaventare anche di più della stessa malattia, al punto da scegliere la malattia piuttosto che accettare di agire e mettere mano al cambiamento. Posso testimoniarlo, non avviene coscientemente, ma avviene, la malattia ti ripara e tu sei tentato di accettarla come il male minore.
Questo è un vicolo cieco in cui molti si ritrovano ad un certo punto del percorso.
Dietro la malattia.
Davanti il cambiamento.
Ed entrambi sono terrificanti.
Lo stallo però è un grande rischio, poiché la malattia e il corpo fisico hanno delle leggi che a volte lasciano poco margine di manovra se si aspetta troppo. Allora diventa importantissimo non perdere tempo, non languire in preda alla paura, ma agire e recuperare. Per farlo, la paura va affrontata a viso aperto e la motivazione oltre che riconosciuta va agita.
Il salto è terrificante nonostante in fondo al cuore se ne senta la necessità suprema, io lo so, ci sono passata e non me lo dimenticherò mai più.
Ma proprio per questo ora posso indicarti la strada, posso aiutarti a superare il muro e a vedere cosa c’è oltre l’inganno della paura.
Posso aiutarti a vedere una opportunità dove tu vedi solo un muro.
Ecco perché il coaching integrato per me è irresistibile, perché fa questo:
- Ti aiuta a uscire dalle sabbie mobili e ti permette di riprendere le redini della tua vita come tu la vuoi e non come credi di essere condannato a viverla.
- Ti aiuta a rielaborare la concezione del tempo a tua disposizione e a viverlo al massimo indipendentemente dalle circostanze,
- Ti mette in contatto profondo con te stesso e con i tuoi veri bisogni perché tu possa soddisfarli.
La motiv-azione: scoprirla, perseguirla, soddisfarla, questi sono gli obiettivi del percorso di coaching. Will Smith te lo racconta in modo poetico in un’altra memorabile scena della Leggenda di Bagger Vance.
Se sei curioso di scoprire come sfruttare al massimo le tue motivazioni per
- riuscire ad innescare il cambiamento di cui senti tanto il bisogno e liberarti della paura di entrare in azione,
- affrontare il delicato processo di ridefinizione della tua vita dentro al percorso di cura e guarigione,
ti invito a venirmi a trovare qui oppure a contattarmi per farmi tutte le domande che vorrai in una sessione gratuita, sarò lietissima di risponderti.
E se ti interessa sapere l’opinione di chi ha già scelto di lavorare con me, leggi qui.