
Esiste un automatismo per cui ogni volta che ci accorgiamo di avere un disturbo di salute o un disagio la nostra mente prima di tutto corre a cercare il rimedio nel mobiletto dei farmaci o nelle indicazioni di altre persone che siano fisiche o virtuali (si va dall’amico al collega, dal farmacista al medico, fino al sito internet). Perché non ci viene naturale chiedere al diretto interessato, cioè al nostro corpo, prima di prendere tutte le decisioni?
Eh sì, va beh … e cosa gli dovremmo chiedere? E come ci potrebbe rispondere poi?
Proviamo a fare il viaggio a ritroso per vedere come potremmo rispondere a queste obiezioni.
Iniziamo dal collegamento tra la mente e il corpo
Ti sei mai chiesto quale sia?
Se ci pensate noi siamo identificati completamente con la nostra mente. Questa identificazione totale che abbiamo ci fa dimenticare che siamo corpo e ci mette nelle condizioni di pensare solo che abbiamo un corpo. Ma se siamo “corpo-mente” di cosa è fatto quel trattino che ci rende una cosa sola?
Ed ecco qui il “ponte” tra mente e corpo: le emozioni.
Si perché non dimentichiamo che le emozioni sono prima di tutto processi fisiologici, cioè accadimenti che coinvolgono a livello biochimico il nostro corpo.
E sarebbe ingenuo pensare che cascate di sostanze, di ormoni e neuropeptidi, ripetute migliaia di volte a carico delle cellule, non lasciassero una traccia del loro passaggio e che le cellule e gli organi fossero lì solo come spettatori passivi del passaggio di qualcosa nato dalla nostra percezione e poi passato alla nostra consapevolezza.
Le reazioni fisiche alle nostre emozioni le abbiamo, è indubbio, pensiamo, solo per fare un paio di esempi, all’aumento della frequenza del battito cardiaco e l’aumento della pressione sanguigna di fronte a un moto di stizza o la perdita di energia in tutto il corpo di fronte a un dispiacere.
Questo accade dentro di noi, questo siamo noi, tutto il nostro sistema si mette in moto e in maniera estremamente sofisticata ed esperta produce questi cambiamenti fisiologici. Immaginiamo questo, moltiplicato milioni di volte con infinite variabili e sfumature, questo è ciò che fa il nostro sistema, un lavoro immenso e perfetto su materia viva.
Poi ci sono le “interferenze” della coscienza, cioè tutto il lavoro fatto dalla nostra mente che vuole regolare in base a propri codici questo immenso flusso, il tutto ancora una volta avviene sulle e nelle cellule del nostro corpo e come dice la dottoressa Erica Poli grande esperta emozioni:
… le emozioni come ponte tra la mente conscia e il corpo, teatro sempiterno del nostro inconscio, proscenio dei nostri traumi irrisolti e delle ferite aperte e per questo, per questo soltanto in ultima analisi suscettibile di malattia, in quanto strumento dell’espressione del conflitto emotivo.
Nel suo stupendo libro “Anatomia della guarigione” la dottoressa fa una egregia disamina, supportata da tutte le prove scientifiche del caso, di ciò che è questo collegamento e ne consiglio senz’altro la lettura a chi fosse interessato ad approfondire questo affascinante aspetto.
Invece qui insisto nel voler sollecitare la parte intuitiva, spesso dormiente, ma pur sempre presente, in ognuno di noi. Se ci fermiamo un attimo astenendoci dalle solite faccende per porgere l’orecchio interno alle verità che ci appartengono, tale parte non può che constatare come tutto dentro di noi sia intimissimamente e indissolubilmente collegato.
Non foss’altro perché lo sperimentiamo ogni momento in noi stessi, basta accorgersene!
Ogni volta che mi avventuro in questi discorsi “fuori dall’ordinario” so che si palesano delle resistenze in chi mi legge, lo so perché io stessa l’ho sperimentato e più volte ho raccontato della mia “durezza d’orecchi” durata una vita.
Io ho accettato l’invito a considerare tutto questo “altro di me” solo quando non ho avuto più alternative,
quando il mio corpo faceva esattamente ciò che gli pareva senza che né io né i medici potessimo più impedirglielo …
Voi però non imitatemi, non è un buon metodo quello di “chiudere la porta quando i buoi sono scappati”!
Invece, con un po’ meno presunzione e un po’ più di apertura mentale, provate a mettervi in ascolto del vostro corpo e fatelo parlare, prendetevi un momento, magari quando siete a letto o ancora meglio proprio quando si fa vivo con un doloretto o un fastidio.
Invece di far partire in automatico il programma di routine “lamentela-imprecazione-farmaco” o quello “imprecazione-ignorare-a-oltranza-insistere” o qualunque altro molto simile a questi, provate ad andare incontro al sintomo e lasciatelo parlare.
Cosa vuole dirvi quella fitta alla testa o quel dolore alla schiena? E quel brufolo in mezzo alla guancia, proprio oggi, proprio lì?!
Dietro ogni sensazione e ogni manifestazione c’è una storia, ed è una storia nostra, percorsa dalle nostre emozioni, un pezzo di noi che molto probabilmente va in una direzione differente da quella in cui noi instiamo ad andare, magari tutti contenti di farlo.
Se siamo così “bravi” a “gestire” le nostre emozioni da non sentire nemmeno la dissonanza tra noi e loro, forse il corpo è la nostra vera possibilità per recuperare il contatto e per smettere di simulare che tutto sia ok esattamente come vogliamo e pensiamo debba essere.
Ci sono innumerevoli tecniche per amplificare la nostra capacità di contatto e con alcune, se si è disponibili, si possono raggiungere livelli di consapevolezza davvero strabilianti, personalmente penso allo yoga kundalini di cui sperimento la potenza ormai da qualche anno, ma come questo molte altre che agiscono anche più direttamente sui nuclei traumatici.
Alla fine però è tutto dentro di noi, siamo noi, è il nostro modo di “funzionare”, dobbiamo solo darci la pena di “leggere il libretto delle istruzioni” invece di ostinarci ad andare alla cieca sperando che ciò che facciamo sia giusto e non provochi danni alla “macchina”.
Ogni scelta di vita ha conseguenze sul fisico che si rivelano in maniera più o meno eclatante. Dipende solamente dall’attenzione che vi si presta il fatto di saper cogliere o no questi segnali. In realtà sono sempre presenti anche al di là della nostra consapevolezza.
J.Tolja – F.Speciani
Dobbiamo venire a miti consigli e accettare che non è tutto sotto il nostro controllo, non siamo noi al comando , noi abbiamo uno spazio, quello della coscienza, ma molto, davvero molto di più accade fuori dal nostro controllo e con regole a noi per lo più sconosciute.
Ostinarsi a negare questo e a ignorare le regole non le fa sparire, le rende solo delle nemiche invece che delle preziose collaboratrici … è un po’, come si suol dire, “allevarsi una serpe in seno”, mi spiego?
“Alla fine della fiera” cos’è che conta quindi più ancora di qualsivoglia tecnica? Direi proprio la nostra disponibilità a “connetterci” o a sintonizzarci se preferite.
La sinergia tra ciò che il corpo sente e la mente pensa sembra infatti essere un grosso problema per la nostra cultura, che programma l’individuo a pensare in termini idealistici e semplicistici rispetto alla complessità dei suoi sentimenti e delle sue emozioni.
J.Tolja – F.Speciani
Sì … siamo figli della nostra cultura e quindi tutto questo ci sembra pressoché assurdo, ma se ce lo concediamo, se osiamo disconoscere i dictat della mente razionale come unico luogo e unica opzione per decodificare il mondo fuori, ma soprattutto dentro di noi, allora iniziamo a sentire con tutto il nostro essere, all’inizio sembrerà strano, ridicolo anche. Ma se non ci ritraiamo il resto verrà da sé. Se avremo occhi per vedere e orecchie per sentire allora vedremo, sentiremo e capiremo.
E dopo?
Dopo potrebbe non essere né semplice né facile, ma sicuramente estremamente utile.
Perché dico né semplice né facile? Beh, perchè quei suggerimenti ci imporranno di essere assai più reattivi di come siamo ora.
Tendenzialmente una volta presa la decisione, iniziata una cosa, infilatici in una situazione, noi continuiamo a starci dentro incuranti di tutta una serie di segnali emotivi, ma ora sappiamo che il corpo non ce la lascerà fare franca e quindi dovremo scegliere se aspettare il suo richiamo pagandone il prezzo in termini di fastidio e dolore o se invece saggiamente intervenire a monte quando ancora siamo solo nel campo delle sensazioni.
E per gente abituata ad andare avanti a testa bassa con pensieri-guida tipo questi: “perché si fa così”, “perché ho sempre fatto così”, “perchè io sono così”, “perché non ho altra via”, “perché io non mi fermo, non torno indietro, non ci rinuncio”, non sarà né semplice né facile.
Però è senz’altro possibile.
L’essere umano, dunque, è organizzato per pensare con tutto il corpo, ovvero per elaborare le informazioni e per interagire con l’ambiente attraverso tutto il materiale disponibile. Quando si delega la capacità di elaborazione dei dati a una piccola parte del cervello –quella corticale, che presiede alle funzioni razionali- di fatto si “esclude” una vasta parte dei collegamenti possibili.
J.Tolja – F.Speciani
Da dove iniziare allora?
1) Dall’accettazione che le cose non sono come abbiamo sempre convenientemente creduto.
Il nostro corpo non è “una macchina” che si rattoppa con pezzi di ricambio e che esegue supinamente ogni nostro comando, il nostro corpo siamo noi, talmente tanto noi da non accettare di essere by-passato da una parte di noi, la nostra mente, che non tutto sa e non tutto può. In ogni sua cellula risiede la saggezza di tutto l’universo, è ora che proviamo a considerare di fidarci almeno un po’.
2) Cambiare paradigma, dai singoli pezzi all’intero di cui i pezzi fanno parte.
E prepararci a fare al nostro corpo la domanda più importante, qualunque sia il tipo di esperienza che stiamo vivendo, qualunque sia la scelta che siamo chiamati a fare:
Ma TU come ti senti?
Il corpo è una preziosa fonte di informazioni, alle quali frequentemente si rinuncia per fare piuttosto riferimento a tabelle, a schemi terapeutici o a indicazioni di altri.
J. Tolja – F.Speciani
Nessuno può rispondere a questa domanda al posto nostro, nemmeno il massimo luminare, solo ed esclusivamente noi.
Quindi non solo facciamocela questa domanda, di fronte a un cibo, a un luogo, a una situazione e poi ASCOLTIAMO la nostra risposta corporea, non facciamo rispondere la mente, non ragioniamo, ascoltiamo ogni centimetro del nostro corpo, la sua tensione, il suo livello energetico, la sua postura, e poi via via, il sistema digerente, il battito cardiaco, la lucidità mentale e tutto il resto.
Quello è ciò che tutto-te-stesso “pensa” di quel cibo, di quel luogo, di quella situazione.
Adesso sai la verità, ora si tratta di scegliere di agire di conseguenza.
Ogni volta che ci siamo bevuti – o abbiamo preteso- la promessa di un risultato eclatante per il quale non occorresse modificare nulla del nostro stile di vita, ci siamo messi nella posizione di chi desidera solamente eliminare la spia del malessere invece che in quella di chi è interessato a cogliere l’opportunità di cambiamento implicita nel disturbo.
J. Tolja – F.Speciani
Restituire a te stesso la dignità che ti spetta, il tuo potere, è in fine un atto di amore.
Come posso aiutarti a dissolvere le resistenze?
L’approccio integrato, dove corpo-mente e anima hanno pari dignità e spazio, mi permette di portare alla tua attenzione come tu sia o meno in contatto con il tuo corpo e di conseguenza con le emozioni che lo attraversano.
Il metodo PI , che utilizzo, sfrutta la l’intelligenza del corpo e dei suoi messaggi nello svelare le emozioni che non osiamo far emergere. L’assesment emotivo-comportamentale che lo contraddistingue permette di far compiere a ognuno solo il proprio personalissimo viaggio verso sé stesso senza interferenze ( del resto lo dice anche Vasco Rossi che è meglio far vivere le nostre emozioni così non ci fanno fuori ).
Se sei interssato e vuoi saperne di più su cosa posso fare per te, o vuoi farmi delle domande, contattami, sarò lieta di offrirti una sessione gratuita per risponde a qualsiasi tua richiesta.
Se vuoi conoscere l’opinione di chi ha già scelto di lavorare con me puoi leggere qui.