
Sento già il coro di: “ma che cavolo dice!”. E invece è proprio una questione di coraggio-potere-responsabilità-guarigione, ma a pensarci bene anche una questione di paura.
OK! Provo a spiegarmi meglio prima che cestini il mio articolo impietosamente.
Potremmo cominciare dicendo che la responsabilità ha vari livelli, da più esterni a più interni.
Se penso a me, alcuni gradi di responsabilità io li ho sempre avuti, diciamo quelli più “esterni”… forse perché avendo un bisogno enorme di controllare tutto, mi veniva facile voler controllare anche le vicende riguardanti la mia malattia.
Per responsabilità “esterna” intendo quella messa in atto in situazioni come queste (faccio sempre esempi di vita vera perchè ritengo sia molto più facile spiegarmi attraverso di essi):
–subito dopo aver ricevuto la diagnosi del desmoide al collo, i medici mi hanno prospettato le varie opzioni, tra queste quella più caldeggiata dal mio oncologo era procedere con l’intervento chirurgico, perché a lui non piaceva l’idea di far fare una chemio non specifica a qualcuno che aveva un tumore che non metastatizza e fin qui “neanche una piega”!
All’incontro collegiale con oncologo, chirurgo ecc, il chirurgo inizia però a sollevare obiezioni per il fatto che la posizione e la natura della malattia avrebbero portato ad un intervento molto invasivo, che mi avrebbe lasciata senza la possibilità di girare la testa da una parte. A seguito dei suoi dubbi e data la sede della malattia, si decide per un consulto con un chirurgo di otorino. E così è stato.
La visita, per l’otorino, si rivela un pro-forma, in quanto ancora prima di uscire dall’ambulatorio, il medico aveva già dato disposizioni alla sua caposala di fissarmi la data dell’intervento.
A quel punto io ho iniziato a fargli domande sulla probabilità di recidiva post intervento, poiché sapevo che il Desmoide, a causa della sua natura poco definita, tende a recidivare sui margini della zona operata anche se si tende a stare “molto larghi”, come si dice in gergo (che poi immaginiamoci cosa significa stare “molto larghi” sul collo di qualcuno … già sapevo che avrei perso tutto il muscolo sternocleidomastoideo di destra e poi cos’altro?).
Per tutta risposta il medico replica così: “lei si sta ponendo la domanda sbagliata. Se fosse su un aereo che sta per precipitare si porrebbe la domanda se il paracadute si aprirà o si butta e basta?” Lì per lì io sono rimasta zitta, ma dentro di me qualcosa non mi convinceva, non mi aveva risposto … ma almeno lo sapeva cos’è un Desmoide? E lo sapeva che recidiva spesso e volentieri quando viene “disturbato”? Mah … chissà …
Con questi pensieri che sfrecciavano nella mente, gli ho risposto che non mi sentivo pronta per un intervento così a breve, a quel punto il medico si è accomiatato in tutta fretta dicendomi: “mi scusi, ma vado ad operare un tumore, chiami la caposala il prima possibile per comunicare cosa ha deciso”.
Come è intuibile ho passato una notte di m**** senza sapere cosa fare, poi alle 5 del mattino mi sono fatta un giro su internet e dalle informazioni che ho recuperato, sulla malattia e su quel medico, ho deciso che non avrei acconsentito all’intervento e la mattina stessa l’ho comunicato al mio oncologo.
Questo è quello che io considero un livello “esterno” di responsabilità, che è comunque già molto importante avere, per non farsi coinvolgere in scelte che non ci rispecchiano fino in fondo o di cui non siamo profondamente sicuri.
– circa tre mesi dopo, al primo controllo effettuato dopo 2 mesi chemio, si registra comunque un incremento della malattia. Mi avvisano per telefono dell’esito, mentre sono al lavoro (e non stiamo nemmeno a parlare della opportunità o meno di una usare un tale metodo di comunicazione), contestualmente mi viene detto che si è già dato ordine di stoppare la chemio e si è già parlato col chirurgo per fissare l’intervento (altro medico, ma sempre intervento era). All’epoca ero in cura presso due centri contemporaneamente e quindi io rispondo che prima di bloccare tutto voglio sapere il parere anche del centro che mi ha prescritto la chemio. Pochi giorni dopo, sempre al telefono, il chirurgo in persona mi dicce che mi ha già fissato l’intervento, ma io gli rispondo che no, senza il parere dell’altro centro non se ne fa niente.
Probabilmente alcuni di voi sanno cosa significa quando dei medici ti sollecitano così fortemente a intraprendere una strada e non intendo mettere in dubbio la loro più perfetta buona fede, ma qui il punto è che la pelle e nello specialmodo il collo, erano i miei.
Cosa mi ha spinta così forte in entrambe le occasioni ad oppormi a quella che sembrava la scelta più sensata?
E’ stata un’immagine.
Mentre mi parlavano io mi vedevo dopo l’intervento, paralizzata sulla sedia a rotelle, del tutto incapace di fare qualsiasi cosa … non so perché, ma il mio inconscio ha trovato il modo, alla sua maniera, di indurmi a prendermi la responsabilità del mio destino.
Per non lasciare in sospeso il finale voglio precisare che di lì a poco mi fu prescritto di ridurre l’intervallo tra una somministrazione e l’altra della chemio da 10 giorni a 1 volta alla settimana e al controllo successivo la malattia risultò in leggera regressione. Amen, alleluja!
Chi mi conosce o ha letto la mia storia sa già che dopo 40 sedute di chemio nell’arco di un anno, la malattia era regredita e si supponeva che avrebbe continuato a retrocedere anche dopo aver concluso il trattamento, ma sa anche che quel momento di sollievo è durato solo 3 mesi e che proprio dalla ripresa della malattia, è scaturita la mia vera trasformazione e la profonda presa di responsabilità della mia malattia e della mia Guarigione. La mia scintilla è scoccata leggendo il libro, scritto dalla dottoressa Erica Francesca Poli, “Anatomia della guarigione”, di cui puoi vedere qui una presentazione fantastica.
Il mio viaggio trasformativo mi ha portata a chiedermi:
“ E se davvero io avessi la capacità di innescare la mia guarigione?”
Ecco le due cose più difficili per un essere umano:
- prendere una decisione e restare presente;
- decidere e attuare la propria decisione da subito.
Entrambe attengono al potere che un individuo può dare a sé stesso, o meglio al potere che può ricordare di avere.
Erica Francesca Poli
Entriamo ora in un livello di responsabilità più profondo.
Uno dei momenti chiave del mio percorso è quando, dopo essere stata accettata al CNAO di Pavia, parlando col mio oncologo e utilizzando la parola “guarigione”, sono stata da lui apostrofata perché rammentassi, che di fronte al cancro non si parla di guarigione, ma di stabilizzazione e io, nonostante tutto il lavoro svolto, i libri letti, i salti quantici fatti, il perdono verso me stessa, le sedute di psicoterapia, io, lì, gli ho detto che aveva ragione, che –ok- sostituivo la parola guarigione con la parola stabilizzazione.
Che fallimento!
Quella è stata un’altra delle mie notti di m****! A un certo punto, non riuscendo di fatto a dormire, ho tirato fuori il pc e ho deciso di scrivere al mio oncologo. Ero delusa da me stessa e dalla mia vigliaccheria, ma ero decisa a dare un taglio a quel comportamento che mi “scappava fuori all’improvviso” quando credevo di avere acquisito tutta un’altra modalità e un’altra mentalità.
Gli ho scritto e gli ho detto che quella conversazione mi era rimasta sullo stomaco, che sapevo bene che dal suo punto di vista quello era il modo corretto di trattare la malattia e i pazienti, ma che non era quello corretto per me, che avevo lavorato tanto per raggiungere quella consapevolezza e che ero stata vigliacca perchè io nella Mia Guarigione ci credevo davvero, che dovevo essere in grado di sostenerlo di fronte a chiunque ed esigevo la libertà (da me stessa e dagli altri) di poterlo dichiarare, che non sapevo come e quando si sarebbe verificata, ma che non avevo altra scelta che puntare alle stelle per arrivare il più lontano possibile. Gli spiegavo che io avevo profonda fiducia nella “provvidenza” e quindi rimettendomi ad essa, la dovevo sostenere.
Il mio oncologo mi ha risposto dicendomi che se questa era la mia impostazione e la mia volontà, lui sarebbe stato al mio fianco con tutto ciò che era in suo potere affinchè io potessi raggiungere il mio obiettivo.
Adesso sì che si ragionava!
La Guarigione del corpo e dell’anima per me è arrivata poco dopo, con quella terapia (del CNAO), supportata in pieno dalla mia definitiva abilità di rispondere a ciò che il mio corpo mi diceva della mia anima.
Questo è quello che io chiamo un grado di responsabilità più profonda nei confronti della malattia e soprattutto della Guarigione, non solo perché ho ribadito ancora una volta che la malattia fosse affar mio, ma anche e soprattutto perché la Guarigione era affar mio, anche se chi mi curava non la contemplava nemmeno.
In questi differenti atteggiamenti sta il grado di responsabilità, cioè dal latino la “responsus abilitas”, il grado di abilità nel rispondere.
Ho visto persone “programmate” dalle parole dei propri medici curanti, incapaci di darsi un orizzonte più ampio anche solo verbalmente e ho sentito dentro di me la profonda scorrettezza di questo comportamento da parte di chi lo propina, ma altrettanto ho sentito un completo scollamento dal proprio ruolo di “persona al comando” da parte di chi se lo è lasciato propinare.
Adesso penso sia giunto il momento di chiarire il significato degli esempi, anche se credo che intuitivamente sia già piuttosto chiaro.
In questa ottica qual’è la domanda da porsi?
“TU hai l’abilità di rispondere?
A chi?
- A te stesso.
Di che cosa?
- Di come l’anima ti interroga attraverso il tuo corpo.
Se vogliamo capire a che livello di abilità ti trovi nel tuo percorso di Guarigione, dobbiamo iniziare da quello che io definisco “lo stato dell’arte” e cioè il mondo in cui viviamo e le idee di cui ci nutriamo.
Tutto, intorno a noi, ci svia e ci smentisce, ci dice, anzi ci assicura, che non sappiamo niente e che valiamo ancora meno specialmente se parliamo di come si guarisce dalle malattie.
Ma ciò che accade in noi è nostro, è affar nostro! Perché mai un estraneo dovrebbe saperne più di noi di ciò che accade in noi?
Questo approccio ci porta inevitabilmente a “dare fuori” il nostro potere. Sì, potere, l’abilità di rispondere appunto, data dal nostro potere su ciò che ci riguarda.
Se ci permettiamo di guardare dentro di noi con spirito libero invece ci accorgiamo che noi abbiamo in noi stessi una profonda saggezza da cui possiamo attingere per amministrare il nostro benessere, ma siamo stati sistematicamente educati a non ascoltare e a non credere nella sua presenza. E pensare che ciò che viene da fuori è così misera cosa in confronto al tesoro di cui noi disponiamo intimamente. Pensa all’immagine che io avevo davanti agli occhi quando mi pensavo dopo l’intervento, questo è il potere che abbiamo, è come un guardiano che ci difende. Io sentivo forte e chiaro quel messaggio sotto forma di immagine e se analizzi quello che ti passa per la testa, vedrai che riconoscerai anche tu la tua saggezza interiore che ti parla.
E allora qual è l’ostacolo?
“Una ragione importante della mancata guarigione è che si cercano soltanto le strade più sicure per recuperare la salute, ignorando la verità che una guarigione autentica raramente prende un cammino sicuro. Con sicuro intendo il cammino che introduce la quantità minima di cambiamenti nella propria vita esteriore. La guarigione spesso è un’espressione di tutto o niente, prendere o lasciare…”
Caroline Myss
Stravolgere questo stato di cose ci crea profonda paura. Lo riteniamo impossibile e soprattutto assurdo. Ci consideriamo piccoli, stupidi, incapaci, ignoranti e imbelli di fronte a qualcosa di immenso che richiede chissà quali interventi soprannaturali per accadere. E così basta una parola, una frase, uno sguardo perché noi crediamo e abbandoniamo noi stessi a un destino enunciato da altri.
La conseguenza è chiara
No, non abbiamo l’abilità di rispondere a ciò che il corpo ci dice della nostra anima, lasciamo che altri, sconosciuti, lo facciano senza che si siano minimamente preoccupati di sapere qualcosa di ciò che si muove dentro di noi. Questa sarà mai vera guarigione o solo soppressione di un sintomo?
Esiste la possibilità di un cambio di passo
Il cambio di passo può essere dato solo da una nostra riconnessione con noi stessi, una vera presa in carico di ogni atomo di noi. Questo ci permetterà di scegliere e agire con ogni mezzo in nostro vero favore e lì sarà vera Guarigione, prima dell’anima e poi, se il nostro percorso qui sulla terra non è finito, anche nel corpo.
E non saranno miracoli, ma abilità nel rispondere a sé stessi di sé stessi.
Allora scoprite il fascino e il brivido della capacità di scegliere -potere attivo su cui l’essere umano si dibatte da sempre- tra filosofia, religione, politica e anche medicina.
Erica Francesca Poli
Questo è quello che io chiamo un bel “lavorone su di sé” che per di più si arriva a fare proprio in un momento di urgenza cioè quando si teme per la propria salute e per la propria vita.
Io ci sono già passata e lo so perfettamente, a mia volta ho trovato il modo per cambiare il mio passo e diventare, come dicono gli inglesi “the man in charge”, colui che è al comando, cioè proprio colui che ha l’abilità di rispondere e ora sono in grado di aiutare chi è agli stessi bivi dove io mi sono già trovata, con le paure che io ho già sperimentato, riconosciuto e vinto.
A mia volta io sono stata aiutata
- a entrare in contatto con me,
- a riconoscere la mia paura,
- a liberarmene,
- per poter tirare fuori l’abilità a rispondere che avevo dentro.
Trovo quindi perfettamente naturale, ora, volerti essere di aiuto e di supporto affinchè anche tu tiri fuori la tua, perché davvero tu possa riconoscere che hai l’abilità a rispondere. So quanto fa bene sentirselo dire e leggerlo dappertutto per iniziare a darsi il permesso di crederlo vero.
Se quello che ti ho detto pensi ti sia utile e vuoi approfondire l’argomento, puoi guardare questa intervista realizzata dalla mia cara e bravissima collega Anh Thu Nguyen oppure leggere qui cosa posso fare per te o ancora se vuoi, contattami, ti offro una sessione gratuita in cui farmi tutte le domande che credi, sarò molto lieta di ascoltarti e risponderti.
Qui puoi scoprire cosa pensa chi ha già scelto di andare oltre la paura insieme a me.
Oltre la paura c’è la vita, andiamo a riprenderci la tua.
Mariacristina Errani