
Vivere nel presente è un argomento trasversale, cioè che interessa sia i sani che gli ammalati, perché superare la paura (indipendentemente da ciò che si teme) è un obiettivo comune a tutti. Se vivi nel presente, la lasci fuori dal gioco e non può nuocerti, anzi non esiste. Anche solo per questo motivo penso sia utile parlarne!
Eckhart Tolle con il “Il Potere di adesso” e la Mindfulness, ci insegnano tutto di questa arte e personalmente io sono una entusiasta della pratica di quella che io chiamo “l’adessitudine” e ti spiego perché.
Primo obiettivo: eliminare la paura.
Ho attraversato momenti in cui faticavo davvero a difendermi dalla paura, la sentivo permanere dentro di me e ramificarsi dentro ogni pensiero che sorgeva nella mia mente. Questo accadeva nel periodo in cui convivevo forzatamente con la mia malattia senza avere idea di come uscirne e allo stesso modo mi ha tormentata dopo che ho capito definitivamente quali scelte radicali avrei dovuto fare per la mia vita, che però mi terrorizzavano.
La paura mi faceva sentire come un carcerato incapace di rassegnarsi alla detenzione che continuava a ripetere dentro di sé: io devo uscire da qui, io devo uscire da qui!
La via di fuga si è palesata quando ho fatto mie e scritto a caratteri cubitali in giro per casa, alcune frasi raccolte dalle mie letture che hanno fornito una base razionale alla mia mente per potersi distaccare:
- L’unico momento che esiste davvero è quello presente.
- Il passato non esiste più.
- Il futuro è solo un’ipotesi di qualcosa che ancora non esiste.
- Il momento presente è l’unico su cui puoi incidere.
- La paura vive nel futuro, il senso di colpa vive nel passato, se sei nel presente entrambi non esistono.
Queste sono state le frasi che hanno acceso la mia lampadina.
Il lavoro successivo è stato imparare a recuperare il mio “pensiero errante” quando scappava in avanti o indietro, o a volte in entrambe le direzioni -un po’come farebbe un bravo cane da pastore con le sue pecore per tenerle unite- e riportarlo dove mi trovavo io in quell’esatto momento.
Questo è un lavoro certosino e i cani da pastore potrebbero confermarcelo.
Come le pecore però anche il pensiero pian piano si abitua a tornare all’ovile e scappa molto meno fino a quando non è quasi più necessario che il cane si alzi per far loro capire che devono stare dove sono.
I vantaggi di questo sistema sono:
- prima di tutto che riesce a contenere la paura,
- di conseguenza libera la mente perché si occupi davvero di ciò che stai vivendo mentre lo vivi.
Ed ecco il secondo obiettivo: la liberazione di energia e attenzione rese disponibili per vivere.
Non è solo un incremento quantitativo di “attenzione a ciò che accade mentre accade”, ma soprattutto un guadagno qualitativo, poiché decidere di stare in “presenza di sé stessi” implica:
- essere consapevoli di esistere nell’istante stesso in cui si esiste;
- essere consapevoli di fare quel che si fa nell’istante stesso in cui si fa.
La difficoltà iniziale nasce dal fatto che siamo sempre di più abituati a fare una cosa e pensarne un’altra. Questo è il nostro stile di vita consueto e per molti è un “must” poter fare più cose contemporaneamente pensandone altre ancora.
Il famoso multitasking di cui soprattutto le donne si fregiano con orgoglio –io ero una campionessa di questo sport- è in questo senso invece una grossa fregatura, una enorme illusione di controllo che depriva la persona della consapevolezza del proprio vissuto istantaneo e quindi in ultima analisi della propria vita.
Conosco tutte le obiezioni che immediatamente si sollevano del tipo: dici bene tu, ma come credi che si possa riuscire a star dietro a tutto se non fai almeno 3 cose alla volta e intanto non ne pensi altrettante?!
Sono ben cosciente che i ritmi della società in cui viviamo ci hanno indotti a introdurre questa modalità di azione e pensiero, ma so anche che alla fine siamo sempre noi, se lo vogliamo davvero, ad avere l’ultima parola sulla nostra vita.
Scegliere se vogliamo essere non solo fisicamente , ma anche mentalmente presenti mentre trascorriamo tempo, cioè vita, con i nostri figli, è una nostra prerogativa. Molto spesso ci sovraccarichiamo di pensieri in realtà non così indispensabili al punto da essere completamente al di fuori della situazione istantanea che stiamo vivendo.
Pensare alla lavatrice o all’armadio da riordinare mentre chiediamo ai nostri figli come è andata a scuola, è solo uno degli infiniti esempi possibili, come tutti quelli che ben conosciamo, legati al cibo e alla quasi totale inconsapevolezza mentre lo ingeriamo (vuoi per via della tv onnipresente, vuoi per la mente che è presa da ben altro), che causa i tanti problemi di sovrappeso e salute così noti.
Non ho certo intenzione di processare nessuno, sia ben chiaro, l’intento è piuttosto richiamare l’attenzione su una modalità di utilizzo del nostro pensiero ormai talmente radicata da essere ritenuta non solo normale, ma virtuosa (poiché ci renderebbe più produttivi e anche qui ci sarebbe da discutere …) che però si ripresenta anche quando i pensieri non sono rivolti solo al fare (e già quello ha delle controindicazioni), ma anche alle emozioni, quindi mentre te ne stai seduto nel tuo soggiorno sei preda di emozioni –nella fattispecie la paura- che vengono da altri luoghi temporali, che non sono ciò che tu stai vivendo.
Renditi conto a livello profondo che il presente è tutto ciò che hai. Fai dell’Adesso il centro della tua vita.
Eckhart Tolle
Lì nel tuo soggiorno, in quel momento in cui sei vivo, al sicuro e respiri, tu non ne sei consapevole. Hai lo sguardo rivolto alla finestra, ma non guardi quel che vedi o non ascolti l’uccellino che senti cantare. Sei completamente prigioniero del pensiero di ciò che temi, ma che non è ciò che stai vivendo.
Non puoi nemmeno avere la matematica certezza che ciò che tanto ti spaventa si verificherà, ma non conta, tu lo pensi e lo rendi reale con l’emozione che provi.
Non so per voi, ma per me, rendermi conto di questo è stata un’epifania.
- Quanti miliardi di attimi inconsapevoli ho vissuto?
- Quanto tempo della mia vita è passato come se io non ne avessi di fatto usufruito?
- Se metto in fila i momenti in cui “c’ero davvero in ciò che vivevo” e li confronto con la durata effettiva della mia vita che differenza c’è?
Un abisso temporale … spesso popolato da stati d’animo indesiderati ( e non parlo solo della paura, ma anche di tutte le pre-occupazioni che lasciamo ci assillino quotidianamente)!
Cosa ci può ispirare?
- Un suggerimento molto potente a questo proposito è quello di Caroline Myss che racconta come una frase di Thomas Merton le ha cambiato la vita. Merton, spiega la Myss, conclude una sua annotazione sulla bellezza di un pomeriggio d’estate con la frase:
Questo giorno non tornerà mai più.
Come dice poi la scrittrice, se iniziamo a portare con noi quel concetto mentre viviamo una situazione e mentre siamo con chi amiamo, la nostra attenzione a quel momento ne viene senz’altro modificata.
- Altro spunto l’ho trovato nella scena di un film, “Ragazzi a parte”, con Whoopy Goldberg e Mary-Louise Parker, in cui la Parker racconta di come non fosse stata consapevole che l’ultima volta in cui aveva fatto l’amore col suo compagno sarebbe stata l’ultima, infatti era tutta concentrata sui problemi che avevano al punto da considerare quella solo una volta in cui sarebbero stati insieme, senza rendersi conto che invece quella era stata LA volta, l’ultima e si rammarica
di non avere fatto sufficiente attenzione.
- E come non parlare dello stupendo il film “La forza del campione” con Nick Nolte (tratto dal libro “Peaceful warrior” di Dan Millman), tutto incentrato sul Qui e Ora.
Io ho imparato molto semplicemente a costruire quello che io chiamo un “corridoio di consapevolezza” da percorrere spesso mentre vivi, in cui ti soffermi e dici: “ehi, questo è un momento della mia vita!”
Lo guardo e mi chiedo: “com’è? È stato così e non in un altro modo, è solo questo, è tempo speso bene? Mi è utile? Me ne rendo conto?”
Io lo faccio soprattutto con quel tempo che trascorro “nel frattempo”, cioè tra una cosa e l’altra, tra un posto e l’altro, perché anche quella è vita, è tempo della mia vita che “non tornerà mai più” e come tale va onorato, altrimenti va ad alimentare quell’abisso temporale di cui dicevo prima.
Il tempo è la nostra risorsa più limitata e più preziosa e usarlo stando fuori da esso è davvero un controsenso.
E la domanda potrebbe essere: “e quando vivi ciò che non vuoi?” Anche qui l’esercizio è “esserci” e non stare attaccato a qualcosa che non stai vivendo (quello che invece vorresti).
Quando hai troppi problemi non c’è spazio per far entrare niente di nuovo, né per una soluzione. Perciò tutte le volte che puoi, cerca un intervallo in cui trovare la vita sotto la tua situazione.
Eckhart Tolle
Anche nel dolore ci si può stare o decidere di non volerlo a tutti i costi, ma difficilmente rifiutarlo equivale a non viverlo. E anche quella è vita nostra, è tempo nostro. È una esperienza.
So che questo è “bello duro da digerire” e che a tutto c’è un limite, infatti io non pretendo di insegnare a nessuno, ma racconto ciò che a me ha giovato, come io sono riuscita a passare in mezzo anche a momenti molto difficili, come la paura di morire e il dolore, sempre nella speranza che possa essere di aiuto a qualcuno.
Di solito cerchiamo di stare meglio riducendo l’intensità delle esperienze dolorose; nella pratica della mindfulness lavoriamo invece per incrementare la nostra capacità di sopportarle.
Ronald D.Siegel
Il dolore se lo accetti e lo fai “parlare” spesso si acquieta e ti insegna cose preziose. Lo dice una che per quasi tutta la sua vita ha usato questo slogan: “non capisco perché uno debba stare male se esiste una medicina che te lo faccia passare” e che inorridiva di fronte a qualunque amica che avesse anche solo un tentennamento prima di inghiottire la pillola che le avrebbe tolto in breve tempo un dolore o un mal di testa.
Ovunque tu sia, resta in uno stato di presenza totale. Se trovi che il tuo qui e ora sia intollerabile e che ti renda infelice, hai tre possibilità: togliti da questa situazione, cambiala o accettala totalmente. Se vuoi assumerti la responsabilità della tua vita, devi scegliere una di queste possibilità, e devi farlo adesso. Poi accettane le conseguenze.
Eckhart Tolle
Ho imparato a mie spese che chiudere costantemente la porta in faccia a un tizio un po’ antipatico che viene per dirti qualcosa rispondendogli: “adesso no, scusa, ma non posso”, può portare a situazioni ben peggiori che il lieve fastidio di dover ascoltare due minuti ciò che ha da dire quel tale, perché se poi saltasse fuori che ti voleva informare che ti stavano per rimuovere l’auto con un carro attrezzi, non averlo ascoltato ti costerà assai più caro in tempo e denaro …
Imparare ad “esserci” è possibile, il coaching integrato lavora anche su questo per permetterti di godere di ogni attimo prezioso della tua vita.
Puoi diventare realmente padrone del tuo tempo e di ciò che provi mentre vivi attraverso le tecniche a mediazione corporea capaci di intervenire sulle tue emozioni, restituendoti una corretta percezione del tempo anche in situazioni difficili che riguardino la salute o altre eventualità della tua esistenza.
Se sei interessato a cosa posso fare per te, o vuoi farmi qualsiasi domanda contattami, sarò lieta di offrirti una sessione gratuita in cui risponderti.
Qui puoi leggere le testimonianze di chi ha scelto di intraprendere con me il proprio cammino alla conquista della libertà del presente,
Per approfondire tutti i temi legati al cambiamento, alla paura di affrontarlo e a come superarla, ho creato un gruppo facebook che si chiama “Cambia Animo sa Mente: C.A.M. Change! Act! Move!” dove puoi trovare innumerevoli spunti per migliorare la capacità di stare qui e ora dove tutto accade.
Se vuoi puoi iscriverti direttamente da qui e rispondendo a 3 semplici domande potrai usufruire da subito di tutto il materiale già pubblicato e del mio supporto continuo.
Ti lascio con la scena finale della Forza del campione, che ti consiglio di guardare per intero per divertirti capendo davvero cosa vuol dire vivere nel presente.