
La relazione di coppia è un viaggio che a momenti alterni, occupa gran parte delle nostre energie ed è ingenuo pensare che non ci coinvolga profondamente mettendo in discussione i nostri valori, le nostre convinzioni e ciò che siamo o che … crediamo di essere, soprattutto quando la coppia entra in difficoltà; e perché il viaggio sia un successo, ci sono 3 tappe che ci portano alla radice del problema.
Infatti, sono sempre di più le persone che, in coppia o da sole, si rivolgono a me e ad altre figure simili la mia, nel tentativo di migliorare la propria relazione e di risolvere i problemi che la avvelenano che però purtroppo queste 3 tappe non le hanno per nulla chiare.
Teniamo inoltre presente che stravolgimenti epocali di abitudini che stiamo, nostro malgrado, vivendo da un paio d’anni a questa parte, hanno inevitabilmente impattato ancora di più su questa parte della nostra esistenza, sul nostro modo di viverla, così come sui nostri desideri e sulle nostre necessità e questo accende un bel faro sulle nostre risorse e sulla nostra capacità o meno di saperle mettere al servizio di una relazione che spesso cambia volto, spinta dal cambiamento globale che viviamo.
Molti sono i temi che si declinano nell’ambito della tematica sentimentale per cui avremmo l’imbarazzo della scelta; tuttavia, c’è una considerazione preliminare a tutto il resto che indica di fatto il punto da cui partire per evitare ogni sorta di equivoco nell’attribuire ad altro la responsabilità dell’esito delle nostre relazioni: la relazione esprime ciò di cui è fatta.
E quindi?
E quindi una parte fondamentale della ricetta è data dagli ingredienti che la costituiscono e nella fattispecie, se tu ne sei parte, dipende da te.
Questo, che in prima battuta può sembrare un modo in cui il nostro “dirimpettaio” possa farla franca ancora una volta rispetto alle nostre recriminazioni, in realtà è una gran bella notizia invece!
Sì, perché se c’è una cosa ormai certa sul cambiamento, le sue caratteristiche e le sue dinamiche, quella è che noi possiamo intervenire su noi stessi come e quando vogliamo, mentre farlo su qualcun altro è pressoché impossibile.
Ottimo, allora!
Partiamo con una bella e sana assunzione di libera responsabilità che non significa colpa, ma ABILITÀ DI RISPONDERE ALLA SITUAZIONE e iniziamo il nostro viaggio in 3 tappe per capire cosa possiamo fare, partendo da noi, per trasformare quello che all’interno della nostra relazione, non ci sta bene.
In questo senso usiamo le nostre risorse al servizio della coppia.
Si deve essere in due per scoprire la verità: uno che la esprima e un altro che la comprenda.
KHALIL GIBRAN
1a tappa
Desiderio di comprensione
In una ipotetica top ten dei 10 desideri espressi più spesso da chi è in una relazione, uno dei candidati certi al numero uno sarebbe: essere capito/a di più.
E pensare che questo desiderio è rivolto proprio alla persona che ci siamo scelti perché la ritenevamo più ben disposta e amorevole nei nostri confronti, al punto da decidere di entrare in una relazione sentimentale con lei!
Come mai allora a un certo punto è proprio da quella persona che ci sentiamo meno capiti e accolti?
Cosa può essere accaduto così da rendergli impossibile cogliere i nostri bisogni vitali?
Spesso continuiamo a chiedercelo senza mai arrivare a una risposta, accumulando delusione e risentimento, ma se fossero le domande sbagliate quelle che ci poniamo?
Se la domanda giusta fosse “cosa stiamo demandando al nostro partner con la pretesa che sia lui/lei a fare qualcosa che invece è di nostra competenza”?
E cosa sarebbe poi questo “qualcosa da fare”?
Forse capire come mai per noi quei “bisogni” sono così vitali, come mai su quell’argomento siamo così sensibili da sentirci profondamente incompresi anche da chi ci è più vicino … ci aprirebbe nuovi orizzonti.
Certo, appaltare a qualcun altro il riordino dei nostri “cassetti” personali senza metterci neppure mano e poi lamentarci se il malcapitato non lo fa a dovere, è un po’ troppo comodo, non trovi?
Insomma, ok volere che l’altro partecipi amorevolmente alla cura di ciò a cui teniamo (noi stessi), ma non sarebbe giusto dargli almeno delle istruzioni chiare affinchè capisca la natura delle nostre esigenze?
Se concordi con questa idea allora una parte del lavoro tocca a te e si torna alle considerazioni fatte all’inizio sulla tua respons-abilità.
Esattamente si tratta della parte che riguarda la presa di coscienza dei tuoi “nervi scoperti” e soprattutto di come mai siano tali.
Avere una buona conoscenza di noi stessi e avere elaborato gli schemi che ci caratterizzano come individui, sono il miglior modo per non arrivare a ritenere responsabile chi ci è più vicino di non essere capace di farlo; infatti, come potrebbe il nostro partner arrivare dove nemmeno noi ci siamo mai voluti avventurare?
Con quali strumenti potrebbe mai riuscirci, se noi non siamo in grado di fornirgli le informazioni necessarie?
Visto in questi termini un problema di relazione può essere davvero l’occasione per iniziare a scoprire aspetti di noi di cui non eravamo affatto coscienti.
Quando questo accade e si comprendono i vincoli che a nostra stessa insaputa abbiamo portato all’interno della nostra vita di coppia, abbiamo finalmente una possibilità.
La relazione smette di essere un luogo di coercizione di un bene preteso e di frustrazione per ciò che non si riceve come ce lo si aspetta e si trasforma in un momento di piacere nel far entrare l’altro nel proprio mondo e nell’avventurarci nel suo.
Nei percorsi con le coppie con cui ho lavorato, i partner sono sempre arrivati alla possibilità di scegliere tra:
- continuare a pretendere di ottenere dal proprio compagno/a ciò che hanno capito che gli è sempre mancato ben da prima che entrassero in relazione con lui/lei,
- oppure iniziare a prendersi in carico la propria esistenza, come un adulto sa e può fare, e liberare l’altro da un compito più grande di lui/lei.
Questa non è affatto una scelta oziosa poiché da essa dipende la reale possibilità di sopravvivenza della relazione.
Liberarsi a vicenda da questo giogo reciproco non significa togliere alla relazione ogni motivo di esistere intendendo che nessuno ha più bisogno di nessuno, piuttosto ci si permette una relazione in cui ci si dona e si gode del dono reciproco sperimentando tutta l’intera gamma delle fantastiche emozioni che ne derivano.
Ci vogliono due pietre focaie per accendere un fuoco.
LOUISA MAY ALCOTT
2a tappa
Motivazioni all’azione
La Alcott ci offre l’immagine da cui origina questo fuoco, le due pietre, entrambe focaie.
A tanti, col passare del tempo, è capitato di non riuscire a tenere alimentato quel fuoco e di ritrovarselo inesorabilmente spento senza neanche capire bene come mai.
Custodire il fuoco sacro è un’arte oltre che una grandissima responsabilità e accorgersi di non esserci riusciti ci fa molto soffrire.
E qui si va oltre la frase della Alcott, si inizia a parlare della legna usata per alimentare il fuoco, soprattutto della qualità della legna!
Questa è una componente determinante affinché il fuoco, una volta acceso, continui ad ardere a lungo producendo calore benefico.
La qualità è costituita da molteplici caratteristiche che una volta divampata la fiamma, grazie alle prime scintille, determinerà la durata e il calore di quel fuoco.
Una di queste, della quale non siamo spesso consapevoli e che se manca può creare gravi conseguenze di tenuta del fuoco, è data dalle motivazioni ad agire personali dei partner.
Le motivazioni rappresentano il perché si fa quel che si fa e sono strettamente legate ai propri valori di riferimento.
Quando esse non sono in larga parte condivise ci si ritrova a non riconoscere più le scelte l’un dell’altro e spesso si afferma che l’altro è cambiato.
In realtà è molto più probabile che trascinati dall’entusiasmo della forza del fuoco giovane della passione, si sia inizialmente scelto di non vedere che la legna dell’altro era di una qualità differente dalla nostra.
Per non cadere in questo equivoco dalle conseguenze spesso nefaste, è necessario non fermarsi alla constatazione più immediata di ciò che si ha in comune, piuttosto è bene chiedersi perché ognuno fa quel che fa e dalla risposta dedurre se la motivazione ad agire sia condivisa.
Ecco un piccolo esempio fra i tanti attraverso il quale si può comprendere al volo come motivazioni diverse possano sussistere dietro gesti simili:
Due partner sono appassionati di opere d’arte e amano acquistarle.
Il punto è cosa li spinge a farlo, cioè cosa ottengono da quell’acquisto.
Uno dei due potrebbe ottenere il puro piacere di contemplare qualcosa che gli piace, l’altro potrebbe invece essere attratto dalla possibilità di trarne un guadagno nel rivenderla.
Avendo motivazioni differenti nonostante la passione comune, potrebbero trovarsi spesso in conflitto sulla scelta di cosa acquistare o di cosa fare dell’acquisto ed essere portati a giudicare in modo poco benevolo l’opinione dell’altro.
Se all’inizio della relazione hanno puntato sulle stesse opere perché queste soddisfavano le motivazioni di entrambi, può essere che ora di opere con tali caratteristiche non ne incontrino più e non necessariamente per “colpa” di uno di loro.
Il disagio però resta e non avendo capito quel che c’è sotto, per entrambi la deduzione più facile è che l’altro non sia più in sintonia.
Quindi scoprendo cosa ci spinge all’azione ci assicuriamo che la qualità della legna sia la stessa e quindi che sia in grado di alimentare più “armoniosamente” il fuoco.
E se si scopre che di legna simile non ce n’è proprio, allora ce la si gioca tutta sulla capacità di tenere vivo il fuoco con una legna che va gestita in modo differente dalla nostra, ma che non per questo deve essere per forza peggiore o sbagliata.
Insomma, si tratta di astenersi dal giudizio costante e immediato su ciò che può sembrare poco condivisibile in base al nostro punto di vista.
Infatti, se siamo in grado di guardare il mondo attraverso le motivazioni dell’altro, ci può risultare molto più logico il suo modo di agire e avremo quindi maggiore capacità di accoglierlo.
Le liti non durerebbero mai a lungo, se il torto fosse da una parte sola.
FRANCOIS DE LA ROCHEFOUCAULD
3a tappa
L’intenzione positiva
Ed eccoci infine al confronto con la realtà nuda e cruda che può discendere anche dalle diverse motivazioni all’azione di ognuno.
Il torto e la ragione… che tasto dolente!
Alzi la mano chi, quando si imbarca in una discussione, non è convinto di avere ragione da vendere.
Le nostre relazioni sono strapiene di discussioni in cui siamo certi di avere ragione eppure, non possiamo dire che altrettanti siano i nostri successi nel riuscire a farcela riconoscere questa benedetta ragione.
Questa discrepanza tra la partenza e l’arrivo, ad un certo punto dovrebbe spingerci a fare qualche considerazione in merito, che ne dici?
Spesso invece ci ostiniamo a “tirare dritto” e così facendo continuiamo ad allargare la voragine che ci separa da chi diciamo di amare e ahimè, quando davvero non riusciamo ad interrompere questa tendenza, le conseguenze sono quelle che tristemente molti di noi conoscono.
Cosa potrebbe invece aiutarci a farlo risparmiandoci un sacco di dispiaceri e di grattacapi?
Una sola mossa: metterci nei panni dell’altro … ma per davvero!
Se riusciamo ad operare quello spostamento fino ad immedesimarci completamente nel punto di vista altrui, allora ci sono molte più chance di riuscire a capire se quella ragione di cui eravamo così sicuri, sia ancora qualcosa per cui battersi fino all’ultimo sangue.
Ma non è finita!
Questo trasloco nei panni dell’altro è il primo passo che necessita di essere fatto, serve però che sia seguito da un’altra mossa intelligente: individuare quale sia l’intenzione positiva che spinge l’altro a sostenere la sua opinione.
Se siamo in grado di porci nella discussione in questo modo, ci sono ottime probabilità che si arrivi a scoprire addirittura che entrambi stiamo perseguendo lo stesso obiettivo anche se per strade differenti e apparentemente inconciliabili e una volta arrivati a questo, la faccenda può prendere tutta un’altra piega.
Il mondo delle relazioni di coppia è estremamente complesso e non ho certo la pretesa di esaurire qui tutto ciò che lo riguarda, per avere informazioni su un lavoro più approfondito puoi consultare questo link: dove spiego la struttura di un percorso di coppia vero e proprio.
D’altro canto, queste 3 tappe restano fondamentali per procedere in qualsiasi direzione la coppia voglia andare.
Se continui a nutrire scetticismo sulla possibilità che affrontarle possa realmente alleviare molto il vostro ménage, ti sfido a metterti all’opera e a provare … che hai da perdere?