
In ogni ambito e in ogni circostanza della nostra esistenza verifichiamo quotidianamente quanto far dipendere la nostra felicità dalla soddisfazione delle nostre aspettative sia fonte di facile delusione e sofferenza. Da questo punto di vista sembra proprio che uscire dal ricatto dell’aspettativa sia il modo migliore per risparmiarci tanta sofferenza.
Eppure, non avere aspettative ci sembra impossibile e spesso anche quando diciamo di non averne, se andiamo a guardare a fondo, eccole lì che spuntano come funghi!!!!
Ma partiamo dall’inizio …
Da dove nasce l’aspettativa che nutriamo?
L’aspettativa parte dalla presunzione di poter prevedere e controllare gli eventi, cioè in poche parole, noi ci programmiamo in base al pensiero: “o è così o è così” che prevede un numero di possibili alternative soddisfacenti pari a ZERO.
Nessuna meraviglia allora che quando poi le cose vanno “cosà”, a noi resti tutta la delusione, la frustrazione e l’amarezza di questo mondo!!!
Come funziona in pratica
Quando ci creiamo un’aspettativa, di fatto scegliamo di scommettere che accadrà ciò che noi vogliamo.
La faccenda allora riguarda su cosa decidiamo di scommettere e se sappiamo reggere il colpo quando perdiamo, poichè vincere sempre è un’eventualità assai rara (verità su cui si fonda il florido destino dei casinò)!
Gli ambiti in cui agisce l’aspettativa
Tutti sappiamo ad esempio come un cambiamento non voluto possa essere doloroso, che si tratti di un trasloco, della fine di una relazione o della morte di una persona cara. In questo senso il cambiamento è proprio qualcosa che va in direzione opposta della pretesa che le cose continuino ad essere quelle che sono e questa pretesa è la nostra scommessa.
Poi quando questa cosa o questa persona ci viene tolta nostro malgrado, noi perdiamo la scommessa cioè la nostra aspettativa viene delusa e allora è inevitabile per noi soffrire anche in modo atroce.
Altro punto caldo è quando ci imbottiamo di aspettative nei confronti degli altri e dopo averlo fatto e assai dura essere felici e contenti senza che gli altri ci corrispondano soddisfando le nostre benedette aspettative.
Qui le scommesse sono di vario tipo:
- Scommessa-tipo 1 che riguarda il mezzo da noi individuato, con cui l’altro deve soddisfare un nostro bisogno e permetterci così di provare emozioni piacevoli.
In questo caso l’aspettativa deriva dalla convinzione che il mezzo per rispondere al nostro bisogno sia esclusivamente quello che da noi scelto oltre che dall’idea che gli altri siano per forza allineati ai nostri desideri.
Infatti, contando sull’abilità di “lettura del pensiero” del nostro interlocutore, noi siamo certi che lui sappia come noi pensiamo debba essere soddisfatto il nostro bisogno e incredibile, ma vero, quando invece il mal capitato usa (con tutte le migliori intenzioni) un altro mezzo che non corrisponde con la nostra aspettativa, noi rimaniamo delusi e addio scommessa! - Scommessa-tipo 2 sul fatto che ciò che noi facciamo per gli altri ci venga riconosciuto che riguarda la nostra logica di “dare per ricevere”. E non cominciare a dire che tu agisci senza aspettarti niente in cambio, perché se poi, quando tu sei stato tanto cortese, gli altri non te ne sono grati, tu ci rimani male!
Insomma, più andiamo avanti, più scopriamo di agire come dei grandi amanti del rischio, disposti a scommettere praticamente su tutto, per poi accorgerci di essere molto poco “sportivi” quando si tratta di accettarne i risultati.
Qualcuno potrebbe obiettare che quelli che ci prendiamo sono “rischi calcolati”, poiché:
- le cose brutte non dovrebbero succedere,
- le persone dovrebbero essere comprensive e sapere come essere riconoscenti nei nostri confronti, 2
- il nostro impegno dovrebbe essere premiato dai risultati.
Questa lista di “dovrebbero” però fa già intuire che in realtà le cose vanno molto spesso ben diversamente e se insistiamo a ritenere vere queste 3 idee allora, più che degli scommettitori, sembriamo dei veri e propri kamikaze.
Scommesse a parte, non è buffo pensare a come le aspettative siano un modo di prevedere e controllare la realtà e come invece ci espongano proprio ai rischi che con la loro soddisfazione vorremmo evitare?!
Infatti, se usciamo dall’illusione in cui esse ci cullano, ci rendiamo immediatamente conto che le cose brutte accadono che ci piaccia o no, che gli altri non sempre sono in grado di comprendere i nostri bisogni e come soddisfarli e tantomeno sono sempre dell’opinione di doverci ringraziare per qualcosa che noi abbiamo fatto per loro.
Di fronte a questa realtà le nostre scommesse si mostrano in tutta la loro pericolosità e se abbandoniamo le illusioni, la domanda che ci resta ora è se sia un modo meno rischioso, ma nemmeno deprimente, per affrontare la vita senza perdere la fiducia nel prossimo e la speranza di una vita felice.
Cambiare mentalità
Teniamoci il desiderio e molliamo l’aspettativa. Desiderare, cioè avere una preferenza, resta una nostra prerogativa, aspettarcelo a tutti i costi invece presume che ci sia assolutamente dovuto. (Potremmo dire che se proprio vogliamo continuare a scommettere, si tratta di imparare a gestire la sconfitta sapendo che è una concreta possibilità come in ogni gioco d’azzardo.)
In concreto “cambiare prospettiva”
- Passare ad “investimenti più tranquilli e remunerativi” per il nostro benessere significa allenarci a ritirare le nostre aspettative che a vario titolo abbiamo messo fuori di noi su cose, persone o situazioni e riportarle dentro di noi, insomma tornare ad essere i soli responsabili della nostra felicità. Questo è il passaggio definitivo che sancisce l’integrazione, per quanto difficile e non immediata, del cambiamento nella nostra realtà.
- Non più aspettarsi che gli altri rispondano al nostro bisogno con il mezzo che noi abbiamo scelto, ma accorgersi di quanti mezzi ci sono per soddisfare il nostro bisogno e farci sorprendere lasciando all’altro la libertà e il piacere di far fronte al nostro bisogno in modo originale e sentito anche per lui.
- Saltare fuori “dal recinto” dell’amore condizionato, in cui si ama aspettandosi qualcosa in cambio e in cui la libertà di essere e di dare è completamente assente e saltare dentro l’immenso spazio aperto dell’amore incondizionato, in cui si ama, punto, esercitando suprema libertà di farlo e regalando all’altro altrettanta libertà di esserci grato.
Installare queste nuove modalità di vedere le cose non è sempre semplice e per facilitarti in questo passaggio e allenarti a costruire la tua nuova mentalità libera dalle aspettative e dai vincoli che ti impongono voglio regalarti un’ultima riflessione:
Soffermati su un aspetto diverso della realtà che agisce oltre il momento in cui creiamo le nostre aspettative, esattamente nel punto in cui dobbiamo distaccarcene perché non corrispondono più alla realtà.
C’è un insegnamento del grande maestro Zen Thich Nhat Hanh che io uso per ricordarmi come fare a staccarmi dalle mie aspettative.
Si tratta dell’immagine dell’onda e dell’acqua.
Quando pensiamo o guardiamo un’onda ne vediamo l’inizio e la fine e tutte le sue caratteristiche, di forma, dimensione, colore e bellezza e possiamo paragonarla alle altre onde.
L’onda può esserci in un momento per poi scomparire dopo un po’.
Noi però sappiamo che se tocchiamo l’onda, in realtà tocchiamo l’acqua.
Eppure, è un’onda, ma è anche acqua.
Quando consideriamo l’onda come acqua allora non vediamo più né l’inizio, né la fine, cioè vediamo la sua natura di non-nascita e di non-fine, cioè la sua vera natura.
Se impariamo a considerare così –come “acqua”- tutto ciò che fa parte della nostra realtà, compresi noi stessi e le persone che amiamo, diventa molto più semplice non rimanere attaccati ad un’unica “versione” della realtà come la sola possibile, dove un oggetto o una persona ci sono o non ci sono oppure sono o non sono come noi vogliamo.
Non sarà più avere o non avere aspettative, ma come guardo la realtà e se la guardo come “acqua”, so che è in perenne mutamento e non mi sarà più così difficile lasciarla fluire.
Non tutti hanno la possibilità di allenarsi a guardare come “acqua” la realtà direttamente guardando il mare, in questo video puoi farlo ovunque tu sia e imparare a lasciarla fluire.
Se vuoi parlarne direttamente con me e capire come posso aiutarti a liberarti dalla schiavitù delle tue aspettative puoi contattarmi qui. Sarò lieta di rispondere a tutte le tue domande.
Qui puoi leggere cosa dice chi ha scelto di lavorare con me affrontando anche il tema delle aspettative.